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Lettera del dott. Pietro Masotti a suor Sofia (1945 alla fine della guerra)

Dopo alcune considerazioni sul dramma della guerra il dott. Masotti, rivolgendosi a suor Sofia chiude così: Fra tanto sfacelo non posso senza un commosso sentimento di affetto e di riconoscenza non ricordare voi buone Suore Ospedaliere, veri esempi viventi di abnegazione, di pietà e di amore! Ricordo quanto dissi nell’agosto del 1935.  Ricorda Lei la magnifica giornata trascorsa in quell’epoca? Rammenta quanto dissi? Oggi mi è gradito trascriverglielo:

Immaginare l’aula con le suore ospedaliere, i medici, i preti e gli invitati ed infine suor Sofia seduta di fronte al dott. Masotti e a tutti i presenti.

Testo originale letto nel 1935 dal dott. Masotti ricordando i 40 anni di servizio di suor Soffia

« Magnifico esponente di abnegazione, di pietà e di amore reso più verace e più puro dalle convinzioni religiose che sono vita della sua Vita, magnifico esponente è la modesta Suor Sofia che abbiamo imparato a conoscere e ad amare e di cui vogliamo onorare plaudenti il quarantesimo di sua attività nell’ Ospedale della gentile S. Vito.

Suor Sofia, le maggiori nostre Autorità, le Signore e Signori qui presenti Vi dicono della loro stima e della loro ammirazione ed io, che vi ho sempre avuta accanto nella mia lunga vita professionale, che vi ho avuta vicina per ventitré anni, che ho imparato ad apprezzarvi con il cuore di amico, con l’amore di un fratello, che vi dico?

Rendo omaggio al vostro occhio clinico, alla vostra esperienza diagnostica, mi inchino di fronte al vostro grande cuore! Quante lacrime asciugate qui dentro! Quanti dolori leniti, quante parole buone sgorgate dal vostro labbro! Quanti, forse per voi, non hanno stroncato col suicidio una vita divenuta insopportabile!

E ricordate Suor Sofia le prime ansie, ricordate la lunga terribile guerra, le infauste giornate di Caporetto. Voi foste l’ultima a lasciare questo luogo di dolore, piangevate allora come una fanciulla senza conforto! E la vostra assistenza vigile e cordiale ai nostri feriti e moribondi qui ed oltre il Piave sacro, chi la può dimenticare?

E’ conseguenza del vostro grande amore l’indole vostra mite e buona, voglio ricordarlo pubblicamente, alto e forte.

Quando negli anni della mia giovinezza scattavo, quando la parola mi usciva dal labbro imperiosa, tagliente e dura, io vi osservavo: una nube offuscava allora per un istante il vostro volto, dal ciglio scendeva una mal trattenuta lacrima, ma poi ecco il sorriso, la vostra parola mite e buona.

In quei momenti avrei voluto dirvi: siete una santa, siete una creatura del cielo, ed oggi, sotto la neve degli anni, possedete il segreto di una giovinezza mirabile. Siete sempre giovane come i princìpi, come il dovere, come le speranze.

Vivendo la vostra Fede come quella dei Reverendi e Consorelle qui presenti, vi dirò: quando entrerete in Cielo attorniata dalle vostre opere, dalle vostre virtù, dai vostri dolori, dai vostri sacrifici, scortata dal popolo festante dei vostri figli adottivi che vi precedettero, da quanti vi hanno voluto bene, vecchi consolati, malati assistiti, diranno a Dio: è nostra madre; i gloriosi caduti della guerra diranno: e nostra sorella…. Iddio vi dirà: Vieni, o mia figlia!…».

Continua la lettera privata del 1945

Deve scusarmi, Suor Sofia, se oggi, non so perché, ho voluto scriverle ciò, ma un impulso più forte dell’animo mio mi ha spinto.

Nella solitudine dell’ora presente, mi è gradita cosa soddisfare tale desiderio ed a lei non dispiacerà il vedere come nel passare degli anni per nulla è scemato quell’affetto e quella devozione che mi ha sempre unito al suo cuore ed alla sua bontà.

Dott. Pietro Masotti

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